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Accadde domani

Sembrava che gli avesse fatto qualcosa alla sveglia. La spense…ora se ne stava li tranquilla pronta per la mattina dopo…a ricordargli che la scuola lo aspettava. In effetti non aveva un gran bel rapporto con la scuola…ma in fondo un po’ li piaceva. Una volta ogni mille potevi anche imparare qualcosa di interessante, e poi c’era molta gente simpatica che viveva la sua stessa tragedia. E poi c’era lei. Così radunò le sue forze e si alzò dal letto, sempre caldo e accogliente. Sarebbe stata una mattinata tranquilla…niente interrogazioni in vista. Accese il computer e andò a lavarsi. Mentre si vestiva controllò se c’era un po’ di posta elettronica. 3 e-mail. Due lettere di amiche e una strana e-mail.

“Mai ti si concede un desiderio senza che inoltre non ti sia concesso il potere di farlo avverare.  Può darsi che tu debba faticare per questo, tuttavia.”  R.Bach

Ora, chiunque fosse R.Bach come cazzo faceva a sapere quello che lui stava pensando e dargli una risposta. Era un caso? Si fermò un attimo a pensare. Pensava spesso a lei. E la conosceva così poco. Doveva fare qualcosa…ora. Salì sullo scooter e andò a scuola. Era piuttosto presto. Mancava sempre un quarto d’ora alle otto. Mise il casco nella sella e si avviò verso il fatiscente edificio. Si sentiva leggero più del solito…era come se mancasse qualcosa. In effetti la cartella era sempre sullo scooter. Andò a riprenderla. In quel momento la vide. La salutò come stordito. Non doveva comparire così all’improvviso…ci voleva il preavviso, cazzo. Non fu capace di dire molto. Si salutarono di nuovo al portone dove le loro strade si separarono. Una voce di sottofondo gli stava dando dell’imbecille. Era stato di nuovo un caso?

Così entrò in classe. –Buongiorno!!-. Salutò i compagni. Ciao Richard…com’è. Eh insomma. Rispondeva sempre così…eh insomma.

Passarono circa 3 ore…discretamente direi…e arrivò la ricreazione. Era un po’ come un armistizio. L’assedio finiva per un po’…potevi assaporare un po’ di libertà…ma poi la città tornava sotto assedio. Girò un po’ per i corridoi. Tanta gente si incontrava in quei corridoi…e parlavano per lo più…di cosa non lo sapeva. Ragazze, ragazzi, calcio, computer e film erano gli argomenti più comuni….

La vide. Ciao. Ciao. Che fai di bello?. E te?. Aspetto che finisca la ricreazione. Ah bene. Senti…non è che… Oh ciao Vale…dicevi?… Oh niente ciao..

Ora non è che quella Vale gli avesse fatto qualcosa di male…però avrebbe preferito se fosse stata a casa oggi. Oh forse era stato meglio così. Niente per caso? Guardò alla finestra. Il tempo stava peggiorando. Forse avrebbe piovuto. Un cane passava di lì. Cosa pensano i cani? A un osso probabilmente…perché con un cane non ci facciamo problemi ad accarezzarlo e con una persona ci facciamo tanti problemi?? Forse perché il cane non parla….

Così arriva l’ultima ora e anche l’ultima campanella. Saluta gli amici e va verso lo scooter. Lei è lì sulle scale. Sembra che lo stia aspettando. Lui sorride. Non è possibile, aspetterà una sua amica pensa. Infatti…non lo ferma. Una voce. E’ lei. –Senti, mi chiedevo se ti andava di uscire oggi?-. Si gira e fa un espressione tipo guarda che forse hai sbagliato persona. Ma risponde –Quando?- Alle 4, ci troviamo qua ok?-. Sipario. Una sveglia sta suonando. Di nuovo…maledetta.

 

                                                                                                Laerte Neri




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